"[...]Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all'estremità della terra". Atti 1:8

domenica 20 dicembre 2009

La lingua



Leggiamo il Capitolo 3 della lettera di Giacomo.


La lettera di Giacomo ci esorta continuamente a vivere la nostra fede attivamente e non passivamente, alla continua ricerca della vera sapienza, all'esercitare il discernimento, all'umiltà, alla prontezza nel compiere le opere buone e all'autocontrollo.

Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, il capitolo 3 si sofferma in particolar modo sul controllo che ogni credente deve esercitare sulla propria lingua, considerando la potenza che essa ha nel testimoniare del contenuto del nostro cuore e di come essa agisce nei nostri rapporti con gli altri.


Nei primi due versetti viene preso in considerazione l'insegnamento:


1 Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio, 2 poiché tutti manchiamo in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto, ed è pure capace di tenere a freno tutto il corpo.“


Paolo nella lettera ai Romani al capitolo 12:3 dice:


3 Infatti, per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno che si trovi fra voi di non avere alcun concetto più alto di quello che conviene avere, ma di avere un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno.


E, dopo aver paragonato la chiesa ad un corpo, come farà più approfonditamente nel cap. 12 della prima lettera ai Corinzi, prosegue elencando i doni che sono dati attraverso lo Spirito Santo, dicendo ai versetti 6 e 7:


6 Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede; 7 se di ministero, attendiamo al ministero; similmente il dottore attenda all'insegnamento;”


Lo Spirito Santo porta con sé, anche se sempre uguale in ognuno di noi, diversità di doni in ciascuno. Eppure tutti noi siamo mancanti in molte cose, difettiamo in conoscenza e discernimento e altro; infatti Giacomo ci dice che “Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto, ed è pure capace di tenere a freno tutto il corpo.” La traduzione corretta sarebbe uomo maturo: il credente non dovrebbe mai smettere di maturare lasciando che lo Spirito Santo agisca in lui.


2P 1:5 Anche voi per questa stessa ragione, usando ogni diligenza, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, 6 alla conoscenza l'autocontrollo, all'autocontrollo la perseveranza, alla perseveranza la pietà, 7 alla pietà l'affetto fraterno e all'affetto fraterno l'amore. 8 Perché, se queste cose si trovano in voi abbondantemente, non vi renderanno pigri né sterili nella conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo.”


Chiedendo dunque a Cristo che ci dia la conoscenza e il discernimento dei quali manchiamo (Gm 1:5), attingendo continuamente alla fonte della vera sapienza che è la parola di Dio, lo Spirito Santo che ci ha consacrato (e ci ha elargito il nostro dono) ci farà maturare e daremo i suoi frutti (dunque non saremo né pigri né sterili); attraverso la maturazione e l'autocontrollo portato dalla conoscenza, saremo in grado di utilizzare la nostra lingua nei modi e nei tempi opportuni, riconoscendo ciò che lo Spirito ci guida a dire, sapendo che, nel caso stiamo insegnando, la maggiore responsabilità che ne abbiamo avrà un giudizio più severo.



Leggiamo ora i versetti da 3 a 5:


3 Ecco, noi mettiamo il freno nella bocca dei cavalli, perché ci ubbidiscano, e così possiamo guidare tutto il loro corpo. 4 Ecco, anche le navi, benché siano tanto grandi e siano spinte da forti venti, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole il timoniere. 5 Così anche la lingua è un piccolo membro, ma si vanta di grandi cose. Considerate come un piccolo fuoco incendi una grande foresta!”


La lingua è una piccola parte del nostro corpo, eppure se lasciata libera di agire è in grado di trascinarlo tutto con sé così come un piccolo morso può guidare un cavallo o un timone in proporzione minuscolo può guidare una grande nave.

Ancora peggio! La lingua è una piccola fiamma che dà fuoco a una grande foresta, portando distruzione e desolazione.

Ma chi tiene le redini del cavallo? Chi è il timoniere che manovra il timone della nave?

Come faremo dunque a governare la nostra lingua se non vogliamo che essa ci conduca dove non vogliamo?

Giacomo ci dice che ogni essere vivente è stato addomesticato dalla natura umana, ma che quest'ultima non può nulla sulla lingua.

Abbiamo visto nello studio sulla maturazione

( http://angolobiblico-matrimoni.blogspot.com/2009/12/la-maturazione.html )


come nell'uomo trovino posto la natura umana e la natura Spirituale e come questa possa , nel credente, essere contrastata, se la maturazione non avviene correttamente, da una spiritualità carnale, non puramente dello Spirito Santo. Come possiamo far cessare questo contrasto? Cosa può veramente darci l'autocontrollo?


13 Chi è savio e intelligente fra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere fatte con mansuetudine di sapienza.


17 Ma la sapienza che viene dall'alto prima di tutto è pura, poi pacifica, mite, docile, piena di misericordia e di frutti buoni, senza parzialità e senza ipocrisia.


Solo la sapienza di Dio, la saggezza della sua parola, l'insegnamento e l'esempio di Cristo possono guidarci attraverso l'azione dello Spirito Santo. Se abbiamo tutto questo in noi la nostra bocca ne darà testimonianza. E non diamo adito al nemico di infiltrarsi nei nostri discorsi:


Tito 2: 6 Esorta similmente i giovani ad essere moderati, 7 presentando in ogni cosa te stesso come esempio di buone opere, mostrando nell'insegnamento integrità, dignità, incorruttibilità, 8 un parlare sano ed irreprensibile, affinché l'oppositore sia svergognato, non avendo nulla di male da dire a vostro riguardo.



Naturalmente non solo chi attende all'insegnamento deve sforzarsi di controllare la sua lingua, ma ogniqualvolta ognuno di noi si trova a parlare con altri, tra fratelli o in assemblea, ma anche con non credenti, deve dare buona testimonianza di sé e il discorso fin qui fatto vale per ciascuno di noi.

Il fantino che ci guida, il timoniere che ci guida deve essere lo Spirito e ad esso la lingua deve essere sottomessa.






Giacomo infatti ci ammonisce ai versetti da 9 a 12:


9 Con essa benediciamo Dio e Padre, e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. 10 Dalla stessa bocca esce benedizione e maledizione. Fratelli miei, le cose non devono andare così. 11 La fonte emette forse dalla stessa apertura il dolce e l'amaro? 12 Può, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Così nessuna fonte può dare acqua salata e acqua dolce.”


Prendiamo ora in considerazione l'insegnamento che il Signore stesso ci dà riguardo questo punto e leggiamo il vangelo di Matteo cap 12: 33-37:


33 «O fate l'albero buono e il suo frutto sarà buono, o fate l'albero malvagio e il suo frutto sarà malvagio; infatti l'albero lo si conosce dal frutto. 34 Razza di vipere! Come potete dir cose buone, essendo malvagi? Poiché la bocca parla dall'abbondanza del cuore. 35 L'uomo buono dal buon tesoro del cuore trae cose buone; ma l'uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie. 36 Or io dico che nel giorno del giudizio gli uomini renderanno conto di ogni parola oziosa che avranno detta. 37 Poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato».


Questo vuol dire che se non soffochiamo la nostra natura umana e lasciamo che sia essa a guidare le nostre parole, i frutti che ne verranno contrasteranno con la nostra testimonianza di fede; la nostra parola non sarà una sola. Sappiamo anche che è il diavolo ad avere per definizione due parole.Sappiamo anche che mansuetudine e autocontrollo sono frutti dello Spirito.

Dobbiamo dunque, come dice Pietro (2P1:5), mettere da parte nostra ogni impegno per lasciare tutto lo spazio allo Spirito e quindi aggiungere alla conoscenza l'autocontrollo, e poter così continuare la nostra maturazione.


Pensiamo a questo punto ancora un attimo alla metafora di Paolo che in Ro 12 e in 1Co 12 paragona la chiesa ad un corpo e pensiamo alla lingua come questo piccolo membro posto in mezzo a tutte le altre (Gm 3:6).

Considerando la lingua come i discorsi che i credenti (la chiesa cioè il corpo) fanno tra di loro, vediamo quali effetti deleteri possa essa avere sulla vita di chiesa e che cosa possiamo sforzarci di fare perchè questo non avvenga. Se lasciamo che la lingua parli per l'abbondanza del cuore e il nostro cuore non è riempito continuamente dello Spirito, abbiamo visto nello studio precedente come financo la preghiera possa essere sporcata da vani ragionamenti. Ma vediamo cosa ci dice Giacomo ai versetti da 14 a 16:


14 Ma se nel vostro cuore avete amara gelosia e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. 15 Questa non è la sapienza che discende dall'alto, ma è terrena, animale e diabolica. 16 Dove infatti c'è invidia e contesa, lì c'è turbamento ed ogni sorta di opere malvagie.”


Pensiamo di conoscere veramente, crediamo di essere guidati dallo Spirito e in realtà è ancora la carne a dominarci. Cosa fare dunque? Come leggiamo in Cl 3:8 e come leggiamo in 1P 2:


1 Deposta dunque ogni malizia ed ogni inganno, le ipocrisie, le invidie ed ogni maldicenza, 2 come bambini appena nati, desiderate ardentemente il puro latte della parola, affinché per suo mezzo cresciate, 3 se pure avete gustato che il Signore è buono.”

e in Ef 4: 31



Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia.”



Dobbiamo dunque impegnarci ad allontanare da noi tutto ciò che può infiammare la nostra carnalità e desiderare ardentemente la parola, unica fonte pura di saggezza, affinchè poi anche la nostra bocca possa sempre dare testimonianza che abbiamo gustato veramente quanto è buono il Signore.

Giacomo accenna anche negli altri capitoli al problema della lingua; al cap.1:19-20 leggiamo:



19 Perciò, fratelli miei carissimi, sia ogni uomo pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all'ira, 20 perché l'ira dell'uomo non promuove la giustizia di Dio.



Al cap.4:11a


11 Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli; chi parla contro il fratello e giudica il proprio fratello, parla contro la legge e giudica la legge;”


Al cap 5:9


9 Non lamentatevi gli uni degli altri, fratelli, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alle porte.”



Soppesando attentamente le nostre parole, essendo sempre prima pronti ad ascoltare piuttosto che parlare ed evitando sterili pettegolezzi, considerazioni oziose, giudizi inutili sui propri fratelli preserviamo la chiesa da dispute, invidie , malizie e tumulti di ogni genere.

Anche il libro dei proverbi è costellato di ammonimenti ed esortazioni sull'uso della lingua, ma condsideriamo questi due passi:


Pr 20:19 Chi va in giro sparlando rivela i segreti; perciò non associarti con chi parla troppo.


Pr 26: 20 Quando manca la legna, il fuoco si spegne; e quando non c'è maldicente, la disputa cessa.


Quindi se la piccola fiammella che è la lingua non viene continuamente alimentata, se chi ancora non è abbastanza maturo da riuscire ad esercitare l'autocontrollo sulla propria lingua viene ripreso, esortato e se necessario in qualche modo disciplinato cercando di evitare di affrontare con lui discorsi riguardanti la chiesa, il “veleno mortifero” cesserà di spandersi e il fuoco non potrà propagarsi all'intera foresta.



Nelle esortazioni che Paolo rivolge a Timoteo nelle sue lettere riguardanti la conduzione della chiesa e il comportamento e l'atteggiamento che deve tenere un vero soldato di Cristo leggiamo:


1Ti 6:20 O Timoteo, custodisci il deposito che ti è stato affidato, evitando i discorsi vani e profani e le argomentazioni contrastanti di quella che è falsamente chiamata scienza, 21 professando la quale, alcuni si sono sviati dalla fede. La grazia sia con te! Amen.


2Ti 2:14 Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti al Signore a non fare vane dispute di parole che non giovano a nulla, ma sono deleterie per coloro che ascoltano. 15 Studiati di presentare te stesso approvato davanti a Dio, operaio che non ha da vergognarsi, che esponga rettamente la parola della verità. 16 Ma evita i discorsi vani e profani, perché fanno progredire nell'empietà; 17 e la parola di questi andrà rodendo come la cancrena;


Da questi versetti notiamo che non dobbiamo solo evitare di parlare male, ma anche di affrontare argomenti profani mischiandoli all'insegnamento di Cristo, di parlare di cose che non conosciamo approfonditamente o che non siamo ancora abbastanza maturi per affrontare o che coloro con i quali parliamo non sono in grado di recepire. Dobbiamo evitare di fare confusione in noi e in chi ascolta per evitare che possano appunto sorgere dubbi o dispute, crearci o creare occasioni di caduta per il troppo desiderio di parlare, poiché “la lingua è un piccolo membro, ma si vanta di grandi cose “

Il che non vuole dire che i nostri discorsi debbano vertere solo ed esclusivamente su Gesù e la Bibbia etc, ma che dobbiamo aumentare costantemente la nostra conoscenza delle cose di Dio, esercitarci nel discernimento e ricordarci sempre che Cristo vive in noi e che abbiamo la sua mente;

e quindi se desideriamo che il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che si adoperano alla pace teniamo sempre a mente l'esortazione di Paolo ai Colossesi in:


Cl 3:15 E la pace di Dio, alla quale siete stati chiamati in un sol corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti. 16 La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore. 17 E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui.

venerdì 4 dicembre 2009

La preghiera comunitaria: importanza ed indicazioni

Leggiamo il Vangelo di Matteo 6: 5 – 13


In questo passo molto noto della scrittura Gesù Cristo stesso ci dà un importante insegnamento sulla preghiera: quello che i cattolici chiamano Padre nostro in realtà non è una preghiera da recitare a memoria ripetendola vuotamente (come poco sopra Gesù stesso ci ammonisce dal fare), ma ci illustra pienamente i contenuti su una preghiera volta dal cuore di un credente al Padre celeste.

Analizzeremo in questa breve riflessione gli aspetti che riguardano la preghiera comunitaria, cioè elevata in assemblea.


Quando pensiamo alla preghiera la prima motivazione che ci viene in mente è la richiesta o l'intercessione per i nostri bisogni.


“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”


Poco più avanti, al capitolo 18 del Vangelo di Matteo, sta scritto: “[...], se due di voi si accordano sulla terra per domandare qualunque cosa, questa sarà loro concessa dal padre mio che è nei cieli. Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.” (vv. 19-20)


Queste parole ci testimoniano della presenza del Signore laddove due o tre credenti siano riuniti: e dove avviene principalmente questo se non ogniqualvolta la chiesa locale si riunisce? Ci dice anche che se la chiesa è concorde nell'innalzare la sua voce, la preghiera verrà esaudita.

Ma cosa significa essere concordi? Non solo, come si fa nelle riunioni di preghiera, esponendo gli argomenti che a ognuno premono affinchè si possa deporli ai piedi del Padre, ma anche e soprattutto interiorizzare la preghiera del fratello, ascoltandola attentamente, compartecipando alle sue richieste/necessità, e, con un cuore solo, alzare insieme a lui la preghiera; come? Una parola troppo trascurata è AMEN: con queste poche lettere esprimiamo l'accordo totale con la preghiera del fratello, facendola preghiera comune, adempiendo alle parole di Gesù.

La preghiera comunitaria riveste dunque un'importanza capitale nella vita di ogni credente, il quale ha il compito di partecipare assiduamente alle riunioni della chiesa locale e il dovere di innalzare a Dio la propria preghiera.

Nel libro degli Atti al capitolo 4 leggiamo: “[...], alzarono all'unanimità la voce a Dio [...]” e al capitolo 1 leggiamo: “Tutti costoro perseveravano con una sola mente nella preghiera [...]”.

Analizziamo il passo “dacci oggi il nostro pane quotidiano”; in realtà l'esatta traduzione di quotidiano sarebbe “bastevole per oggi”. Cosa vuol dire questo se non che ogni giorno, perseverando, dobbiamo chiedere e dunque pregare per ogni cosa? E ancor di più ogniqualvolta la chisa sia riunita?

Sempre nel Vangelo di Matteo capitolo7 leggiamo .”Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (v 7). Nel Vangelo di Luca citiamo un paio di parabole che ci illustrano cosa significhi la perseveranza; la vedova e il giudice iniquo (cap. 18: 1-5) e l'amico importuno (cap 11: 5-8).

Vediamo dunque che se perseveriamo concordi nella preghiera, il Padre ci esaudirà.


Ma allora perchè nella sua lettera Giacomo al versetto 3 del capitolo 4 ci dice: “Voi domandate e non ricevete, perchè domandate male per spendere nei vostri piaceri”?


Torniamo alle indicazioni di Gesù al capitolo 6 del Vangelo di Matteo e leggiamo “sia fatta la tua volontà”

Vediamo dunque che le nostre richieste, i nostri pensieri non solo devono avere determinate modalità, ma devono anche essere di un certo tipo...

Prima lettera di Giovanni cap5: 14-15:”” Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo chieste.”


E Gesù nel Vangelo di Giovanni cap. 15:7 :” Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto.”


Le nostre preghiere non devono dunque essere guidate dalle nostre passioni umane, dal nostro egoismo e dalla nostra carne, ma devono essere rivolte da Cristo che dimora in noi ed essere innalzate mediante lo Spirito Santo al nostro Padre celeste. Sappiamo così che quello che chiederemo sarà nella volontà di Dio, e dunque avremo la certezza di essere esauditi.


Giovanni 11: 41-42 “ Tolsero dunque la pietra. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse:”Padre, ti ringrazio perchè mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre, [...]”


Gesù alza gli occhi al cielo e si rivolge al Padre per ringraziarlo e per lodarlo per quello che ha fatto; e anche il cosiddetto “Padre nostro” inizia rivolgendosi a Dio, lodandolo (“sia santificato il tuo nome”)

Perchè è importante avere il cuore rivolto a Dio, essere concentrati su questo anche in assemblea?

Gesù ci dice di entrare nella nostra cameretta, chiudere la porta e innalzare la nostra preghiera: ora possiamo vedere questa cameretta e questa porta su tre livelli: il primo quello letterale, quando lasciando da parte tutti gli affanni della giornata, abbiamo il nostro momento ( o momenti...) di raccoglimento, in cui abbiamo il privilegio di parlare a tu per tu con Dio nostro Padre!

In secondo luogo possiamo trovare la chiesa riunita che, chiuso il mondo fuori dall'assemblea, si raccoglie concorde nell'innalzare le proprie lodi e la propria voce a Dio.

In terzo luogo vediamo ogni singolo credente che isola il proprio cuore in un canale verticale di rapporto con Dio anche mentre si trova in assemblea. Perchè?

E' sicuramente importante che le nostre preghiere vengano udite e comprese dagli altri fratelli, affinchè si possano unire a noi e concordi innalzare unanimemente la preghiera a Dio.

Però...

Gesù ci dice di non fare come i farisei che amano essere visti pregare nelle piazze davanti a tutti: visti e quindi uditi. Cercano la loro ricompensa nell'approvazione religiosa degli uomini. Usano ripetizioni e molte parole affinchè i loro discorsi penetrino ancora di più nelle menti di coloro che ascoltano, in modo che vedano la “saggezza” degli uomini. Noi sappiamo che Dio conosce i nostri cuori e non abbiamo bisogno di lunghi discorsi perchè Egli comprenda i nosti desideri. E noi sappiamo che la vera saggezza è quella di Dio.

Paolo nella prima lettera a Timoteo al cap. 2:8 dice:” Voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando le mani pure, senza ira e dispute” Da dove vengono questa ira e queste dispute?

Vengono dai discorsi che gli uomino rivolgono ad altri uomini, invece di pregare con il cuore rivolto a Dio: fingendo di parlare con il Padre si cerca di perorare la propria causa tra i fratelli, di porre in risalto la propria opera o il proprio punto di vista, creando invidie, dispiaceri, botte e risposte...tutte cose che non vanno certo alla gloria di Dio!

Sappiamo che la nostra bocca parla per l'abbondanza del nostro cuore: se dunque il nostro cuore è pieno di noi stessi, la nostra lingua governerà il nostro parlare, che sarà un parlare malvagio.


Se invece come abbiamo visto prima siamo chiusi nella nostra cameretta con gli occhi rivolti al Padre e lasciamo che Cristo, il quale dimora in noi, parli attraverso lo Spirito Santo, proveremo la gioia del privilegio di dialogare con Dio sapendo che le nostre preghiere saranno esaudite perchè gradite e ascoltate.


E non solo; le nostre preghiere sono preziose agli occhi di Dio.

Nel libro dell'Apocalisse al cap5:8 , al momento di consegnare all'Agnello il libro affinchè venga aperto, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani hanno in mano delle coppe d'oro ricolme di profumi: le nostre preghiere.


P.S.

Citazioni e riferimenti tratti dalla Sacra Bibbia versione Nuova Diodati - Edizione La buona novella - revisione 1991

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Concesio, Brescia, Italy
Ro 9:8b Questa è la parola della fede, che noi predichiamo; 9 poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. - Io lo credo, sono nato di nuovo e sono salvato. E tu?

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